La catechesi oggi

La catechesi

Catechismo? Certo, ma in famiglia

Nelle due parrocchie che i vescovi hanno loro affidato, Gesù Nazareno a Torino e Sant’Andrea apostolo a Roma, i padri Dottrinari propongono la catechesi familiare in preparazione ai sacramenti della prima Confessione e della prima Comunione.
Una sperimentazione cominciata nel 2013 a Torino, che oggi è consolidata. Le famiglie – compresi fratelli e sorelle più piccoli o più grandi – si incontrano una domenica al mese. Partecipano alla messa e poi si fermano in parrocchia. Un gioco comunitario e poi i genitori-catechisti, affiancati da un sacerdote, vivono con i figli l’attività preparata per conoscere bene Gesù, puntando molto sull’animazione partecipata, in modo da far conoscere le Parole di Gesù e quello che propone a ciascuno di noi, i suoi amici, per vivere la nostra vita da Cristiani.
Il pranzo comunitario cementa la fraternità, e poi ancora il gioco per divertirsi insieme, e altri momenti di preghiera e catechesi prima di salutarsi con un compito per casa. Ci si incontrerà di nuovo, a gruppi di 3-4 famiglie, una sera nello stesso mese per cenare insieme e tornare sul tema della catechesi.
I genitori hanno l’onore di essere i catechisti dei figli loro e di altri, come si sono impegnati a fare durante il Battesimo dei loro figli, e l’onere – ma anche la possibilità – di formarsi, sempre con l’aiuto di un sacerdote, per esserlo sempre meglio.
Padre Andrea Marchini, parroco a Gesù Nazareno, crede molto in questa proposta che coinvolge oltre trenta famiglie, così come padre Ottorino Vanzaghi che l’aveva lanciata a Torino e ora la propone a Roma, dove hanno aderito una cinquantina di famiglie.
La Catechesi familiare può attecchire nella Chiesa di oggi, infatti il Vescovo ausiliare del settore Nord della diocesi di Roma, mons. Daniele Salera, ha chiesto informazioni a padre Ottorino Vanzaghi perché sta pensando di proporre forme simili di Catechesi Familiare in altre parrocchie romane. Da un piccolo seme…

Scoprire Gesù con mamma e papà

Daniela Mogavero, mamma di Federico, racconta la sua esperienza di Catechesi familiare nella parrocchia di Sant’Andrea apostolo, a Roma.
Impegno. Condivisione. Riscoperta. Sono queste le tre parole che, riflettendo su quasi due anni di catechesi familiare, descrivono meglio la mia esperienza diretta di questa “sperimentazione” partita a Torino e sbarcata a Roma.
Ma prima di spiegare cosa significano per me e la mia famiglia i tre concetti che ho scelto per raccontare questa storia, vale la pena ricordare anche come è iniziata, perché a volte le incertezze e le perplessità nascondono sorprese e tesori imprevedibili che non avresti neanche cercato.
Quando nel 2022 è stato il momento di iscrivere mio figlio Federico, il piccolo di casa, al catechismo per iniziare il percorso per la Confessione prima e la Comunione poi, immaginavo che tutto si sarebbe svolto nel solco di quanto avevo vissuto per il maggiore, Francesco. Il suo era stato un bel percorso, che ora sta proseguendo con l’avvicinamento alla Cresima, ma, forse, più tradizionale almeno nelle modalità. In mezzo c’è stata una pandemia, le Messe su Youtube, la catechesi ridotta, gli incontri con la mascherina, il giorno della Prima Comunione, dell’Eucarestia, con i posti contati per ogni famiglia. Un momento di gioia, un po’ soffocata, ma comunque gioia. Francesco ci era arrivato con noi, ma anche per certi versi da solo: partecipando ai suoi incontri con la catechista e con il parroco, con la condivisione di quanto aveva imparato e con i suoi momenti di preghiera. Noi come famiglia abbiamo vissuto la gioia del compimento, ma molto meno il percorso. È proprio questo il vero cambiamento.
Ma, tornando all’inizio, nel 2022 ho scoperto, insieme alle altre famiglie dei compagni di classe e degli altri bambini di otto anni, che per noi sarebbe stato diverso. I sentimenti sono stati discordanti. Da un lato la sorpresa, dall’altro il dubbio. Niente incontri pomeridiani dei ragazzi, niente catechisti tradizionali, non una riunione a settimana ma una al mese e con le famiglie.
E come spesso accade nella vita, per i figli si fa tutto e quindi, perché non provare anche questa? Un semplice proseguimento della Messa della domenica per poter conoscere meglio anche la parrocchia a cui appartengo da un decennio e che, forse, non ho ancora davvero incontrato. Questo è quello che ho pensato quando abbiamo iniziato. Mi sono data e ho dato una chance.
E il primo anno è stato davvero una scoperta. Poter affiancare mio figlio nel comprendere davvero la Messa, il sacramento della Confessione, la riflessione, i gesti a partire dal segno della Croce in poi. Ed ecco il primo concetto che ho accennato all’inizio: l’impegno.
Sì, perché c’è voluto tanto impegno per riprendere in mano la mia fede e poterla vivere con Federico. Impegno nell’essere esempio di quella fede, per prima, ogni giorno, come potevo e come posso. Facendo vedere come è semplice iniziare a far entrare nelle piccole cose l’essere cristiani. E anche con l’impegno di esserci sempre o quasi, dal non farsi prendere dalla pigrizia, dal lavoro, dal resto, quando arriva la domenica mattina. È stato facile, però, farsi accogliere di nuovo in questo flusso.
E così è iniziata la condivisione. Incontrarsi con le altre famiglie, madri, padri, fratelli e sorelle. Storie diverse, stesso quartiere. E ascoltare le spiegazioni, ma partecipando alle riflessioni. Confrontarsi, ognuno con i propri dubbi, scherzando anche, organizzando giochi e “scenette” a volte comiche a volte più serie per parlare di perdono, di peccati, di miracoli e di come dire grazie, imparando ogni domenica quali sono i segni e quali sono i momenti di partecipazione.
E il secondo anno questa condivisione è cresciuta, è lievitata, grazie all’impegno di altri genitori che si sono messi a disposizione facendosi guidare dal Parroco nella gestione di alcuni incontri: diventando i catechisti dei propri figli, davanti agli occhi incuriositi e meravigliati degli stessi bambini. E il filo rosso che si crea in questo modo obbligatoriamente prosegue anche quando si esce dal salone parrocchiale.
Questa è stata probabilmente la parte più difficile e che si aggancia alla terza parola chiave: la riscoperta. Dovendo affrontare la catechesi, noi genitori ci siamo aperti nuovamente all’apprendimento, alla comprensione, alla sfida dell’essere cristiani in un mondo in cui è un po’ fuori moda e sembra quasi di doversi giustificare. Personalmente ho riscoperto gli elementi della Messa, la gratuità del dono di Gesù, dei sacramenti, la necessità di leggere la Bibbia e l’utilità della preghiera.
Un percorso che ci porterà alla Comunione: per molti un punto di arrivo, ma spero, per la mia famiglia, solo una tappa di un lungo viaggio, in cui a mio modo, a nostro modo, cercheremo di essere parte.

 

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