Wednesday, 24 May 2017 00:00

Il metodo catechistico del fondatore

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Il B. Cesare organizza l’esercizio della Dottrina Cristiana in due cicli:

  1. la dottrina piccola: rivolta a chi non sapeva nulla, quindi soprattutto ai bambini e agli ignoranti, i quali imparavano le preghiere, il segno della Croce, i comandamenti e i sacramenti attraverso il dialogo e la memoria;
  2. la dottrina grande: pur mantenendo la concretezza del linguaggio, era fatta dal pulpito la domenica e nelle feste solenni e consiste in un’ampia e facilissima spiegazione del Simbolo degli Apostoli, del Padre Nostro, dei Comandamenti, dei Precetti della Chiesa e dei Sacramenti.

Senza dubbio si tratta di un programma classico di catechesi, così come lo prevedeva il Concilio di Trento nel suo catechismo. Il de Bus, tuttavia, rende viva ed attraente l’esposizione mediante il dialogo, la libera discussione o con delle sacre rappresentazioni.

La tradizione dottrinaria si è distinta, sulla linea di p. Cesare, per la ricerca di una catechesi viva e «inventiva», immediata, fatta con parole semplici, poche le formule, plastiche e facili da essere ricordate.  Afferma Marcel, primo biografo di p. Cesare che il suo modo di annunciare la Parola era semplicissimo e dunque alla portata di tutti. Evitava, quasi fossero scogli pericolosi, termini ricercati, così pure argomenti inutili e curiosi, benché  gradevoli all’ascolto. La sua catechesi era ben strutturata, equilibrata, presentata con grazia e fervore in modo tale che non soltanto il popolo semplice, ma anche le persone istruite ne ricevevano soddisfazione e profitto. Il suo intento non è quello di rendere i suoi ascoltatori dotti, ma più credenti. Attorno a questo schema, affermava Paolo VI, si va formando una predicazione intrisa di Sacra Scrittura, presentata in modo che le nozioni imparate si traducano in atteggiamento spirituale e in modo di agire.

L'originaria esperienza catechistica del B. Cesare e dei Dottrinari è affidata a una ricca raccolta di catechesi (ad uso del catechista), divise in 4/5 parti (secondo la prima e la terza edizione dei 1666 e 1685), riunite sotto il titolo lnstructions familières.  Si trovano in esse le seguenti caratteristiche di struttura e di stile:

  1. adozione dell'ormai classica partizione (con successione mutata) della dottrina cristiana in Simbolo, Comandamenti, Orazione domenicale, vizi capitali, Sacramenti;
  2. divisione in «lezioni», o in argomenti secondo la loro inserzione logica: gli articoli di fede, i precetti di Dio e della Chiesa, le domande del Pater, i sette vizi capitali, i sette Sacramenti;
  3. ulteriore suddivisione delle singole «lezioni», in due, tre o quattro unità didattiche;
  4. arricchimento di «lezione» sistematica con una introduzione, un esempio pratico conclusivo e la ripetizione della materia appresa, intesa spesso anche come momento preliminare dell'incontro catechistico o lezione didattica successiva;
  5. uso estremamente elastico della tecnica delle domande e delle risposte, non predeterminate da un líbretto della dottrina o da un interrogatorio e non confluenti alla memorizzazione, ma all'assimilazione consensuale e vitale;
  6. adozione di un linguaggio semplice e familiare, fervido e affettuoso, con il copioso richiamo di esempi e di sentenze scritturistiche e patristiche;
  7. fusione di «teoria», devozione e impegno pratico.

 

Le Instructions familières possono considerarsi una «teologia catechistica», intesa come teologia elementare e viva per catechisti e un manuale vissuto e stimolante di metodologia catechistica, intrisa di spiritualità e ricca di spunti pedagogici e didattici.

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